Jung, un ponte tra scienza e spiritualità
- Francesca Bene
- 8 feb 2016
- Tempo di lettura: 2 min

Offrire una presentazione dettagliata del lavoro e dell'opera di Carl Gustav Jung è impresa molto ardua. La presentazione di questa figura sembra però d'obbligo in uno spazio come "21 Evoluzioni di Benessere" che si propone l'obiettivo di offrire una panoramica delle discippline olistiche e creare una rete tra gli appassionati di queste materie. Carl Gustav Jung, figlio di un pastore protestante, laureato in medicina a Basilea e assistente alla clinica universitaria Burghoelzli di Zurigo, rappresenta, senza ombra di dubbio, il trait d'union tra il sapere scientifico proprio di una cultura, quale è quella occidentale, estremamente materialista e razionalista, e la cultura "altra", quell'insieme di saperi che potremmo definire la "scienza dell'anima". Che l'essere umano non fosse soltanto quell'entità che si può vedere e toccare lo aveva intuito e dimostrato già un altro eminente psichiatra - parliamo di un certo Sigmund Freud. Lo scienziato austriaco ha paragonato la mente ad un iceberg: la parte che emerge dall'acqua è la mente conscia, mentre la parte sommersa, che è molto più grande, rappresenta l'inconscio. Prima ancora l'esistenza dell’inconscio fu teorizzata da Cartesio, Locke e Leibniz, ma questa intuizione non venne indagata con metodi sperimentali. Freud è riuscito invece a creare un ponte tra l'intuizione filosofica e la ricerca scientifica. Ed arriviamo dunque a Jung e alla sua rivoluzione. Lo psichiatra svizzero ha compiuto un altro passo importante: è riuscito ad abbattere un muro importante, quello tra scienza e spiritualità. Indagando l'inconscio, Jung scopre collegamenti inaspettati tra mondo fisico e mondo spirituale. Non solo, arriva anche a teorizzare un collegamento tra l'inconscio individuale e quello collettivo. Detta in maniera molto sintetica con Jung, la nostra scienza occidentale, per la prima volta, fa un balzo oltre le barriere dello spazio-tempo e per la conoscenza umana si apre una nuova era.
Comments